U18F: una partita dall’esito scontato diventa caso. S. Agapito batte 3-0 il Venafro. E’ questione arbitro.

Eravamo andati a sbrigare una pura formalità. Il 3-0 era scontato, era chiaro che il S. Agapito fosse superiore alla nostra U18. Eppure siamo tornati senza parole per l’atteggiamento dell’arbitro. Non sarebbe servito un giudice di gara di particolari qualità per svolgere fino in fondo con serenità il suo compito in un match tanto impari. E invece uno dei primi fischi è stato una dichiarazione di ostilità bell e buona. A sèguito di una ricezione, la palla arriva alla nostra centrale Francesca De Luca, la quale effettua un palleggio assolutamente non falloso – o quanto meno opinabile – immediatamente redarguito come “doppia”. La reazione di coach Mavorodin è l’allargamento delle sue braccia, in silenzio. Questo gesto non viene gradito: l’arbitro ritiene di dover richiamare il capitano Baccaro per avvisare l’allenatore che alla prossima rimostranza sarà cartellino. Siamo tutti increduli e già si capisce l’aria che tira. L’impressione è quella di una tagliola preparata per colpire la vittima. Non ci vuole molto perché scatti. Pochi istanti dopo una giocatrice del S. Agapito commette una doppia molto più evidente di quella fischiata a De Luca, ma l’arbitro la ignora. La scena si ripete pochi istanti dopo: un’altra doppia del S. Agapito e l’arbitro che non provvede. La sensazione di gara a conduzione unilaterale è diffusa. Mavrodin casca a peso morto nella tagliola, osa dire all’arbitro: “è doppia!”. È cartellino giallo. Le proteste aumentano. È cartellino rosso. L’arbitro scende dal seggiolone e si avvicina al segnapunti, che nel frattempo apostrofa il nostro allenatore dicendogli “zingaro di merda!!”. Mentre Mavrodin si sgola, l’arbitro senza alcuna ragione getta benzina sul fuoco, dicendo ad alta voce “questo è un tentativo di aggressione!!”. Peccato che Mavrodin si stava limitando ad urlare (vittima disperata della trappola), sia pur sbagliando, verso l’arbitro, senza alzare un dito, senza brandire alcun oggetto da scagliare verso il giudice di gara. Insomma, la voce alta diventa aggressione dal punto di vista dell’arbitro, ed è squalifica. Peraltro non viene estratto il cartellino rosso, cosicché l’unico a sapere della squalifica è l’arbitro. Quando nel set successivo Mavrodin tenta di risedersi in panchina, scopre che era stato anche squalificato e dunque gli viene negato il diritto a proseguire l’incontro per una squalifica inventata di sana pianta e non resa nota. Viene preannunciato reclamo e alla fine viene presentato, ma le nostre ragazze sono allo sbando e naufragano in un mare di nervosismo.
La cronaca della partita viene omessa. I parziali sono stati 25-8; 25-14; 25-16.